Sei mesi dall’ultimo post pubblicato … l’importante è andare avanti e... scusate il ritardo.
Dico subito che avrei voluto annunciare - con gran squillo di trombe - PARTITO! Ovviamente parlo del motore della nostra Alfasud Ti Quadrifoglio Verde. Così non è - anche se manca davvero pochissimo al "momento X" - per l’ennesimo contrattempo, questa volta davvero imprevedibile. Parlo del terremoto di Amatrice e aree limitrofe.
In nostro “quartiere generale del restauro” si trova in Abruzzo, in linea d’aria a circa 30 chilometri dall’epicentro del sisma. Ragazzi, non è per niente gradevole vivere un terremoto di quell’intensità. E’ qualcosa che ti rimane dentro. A impressionarti (anche se non è certo piacevole visto che parliamo di un… immobile) non è tanto la casa che si muove, salta, flette; i mobili che si spostano; i quadri che cascano, ma il rumore che viene dalla viscere della terra. Immaginate di avere sotto il pavimento un elicottero che passa, lento, con il motore al massimo dei giri. Era stato così il 6 aprile 2009 con il terremoto de L’Aquila, è stato così lo scorso 24 agosto con quello di Amatrice.
La casa è sicura (costruzione recente e antisismica), ma piccole lesioni – fortunatamente non strutturali – questa volta le ha subite. Così abbiamo deciso di rientrare a Roma.
Detto ciò – e scusandomi per la divagazione – faccio il punto.
Nel pre-sisma, abbiamo completato e collaudato l’impianto elettrico, praticamente rifatto di sana pianta rispettando il codice colore originale dei vari cavi: tutto ok. Davvero una bella soddisfazione!
Rispetto all’impianto originale, sono stati messi sotto relé abbaglianti e anabbaglianti.
Per rendere la modifica “invisibile”, abbiamo sfruttato e cablato i posti liberi sulla scatola portafusibili originale.
Inoltre, abbiamo rivestito alcuni cavi del vano motore con guaine anticalore; questo per evitare il precoce invecchiamento.
Montato il radiatore. Questo:
A proposito dell’impianto di raffreddamento: ci si è rotto il raccordo in plastica che si vede in foto. Volendo andare avanti con il lavoro, abbiamo deciso di realizzarlo in casa. Prima lo abbiamo fatto in rame. Poi, trovati i tubi della giusta misura, lo abbiamo realizzato in acciaio inox:
Completato l’impianto di alimentazione (tubi rigidi e di gomma). Qualche problema l’abbiamo avuto per reperire i fermi, in plastica bianca, che bloccano i condotti sul sottoscocca, problema poi comunque risolto.
I tubi rigidi sono quelli originali dell’auto, puliti e opportunamente trattati; quelli di gomma sono ovviamente nuovi e adatti alla benzina verde.
Passiamo al reparto freni. Ragazzi, montare il cavo del freno a mano con motore e cambio al loro posto è davvero un'impresa. Ci siamo riusciti realizzando un piccolo e semplice utensile per comprimere le molle (ricordo che il freno a mano agisce sulle pinze anteriori montate all'uscita del cambio).
Come pastiglie, pur avendole originali e nuove dell’epoca (ancora con amianto), abbiamo preferito le inglesi EBC- Serie "Green" per le anteriori (già montate e registrate):
Normali sull’asse posteriore, ancora da montare (la serie "Green" EBC non è disponibile in questa misura):
Non facile da trovare, nuova, la valvola ripartitrice di frenata a taratura fissa. L'abbiamo scovata in Spagna (a destra nella foto):
Sull'Alfasud, l'aria calda per l'impianto di aspirazione è prelevata da un convogliatore montato sul collettore di scarico (il flusso è regolato da un termostato collocato all'interno della scatola del filtro). Assente sul nostro esemplare al momento dell'acquisto, una metà (quella con il tubo di innesto) l'abbiamo trovata nuova, ma l'altra parte nuova sembra introvabile. Recuperata una usata, dopo aver eliminato la ruggine superficiale, abbiamo chiuso un foro causato dalla corrosione saldando del lamierino di ottone. Poi l'abbiamo trattata con zinco a freddo e vernici resistenti alle alte temperature:
Mi fermo qui. Il lavoro continua...