Così finiva la parabola terrena del pilota di Galliate. C’è qualcosa di epico nella lentezza dell’incidente, in quel rimanere “sotto” la propria vettura, schiacciati da essa: ossia dalle proprie scelte di vita, dalla propria ragione di esistenza. Meglio così, fu detto cinicamente, che sopravvivere a se stesso: dover magari, non quel giorno ma di lì a sei mesi, o di lì ad un anno, riconoscere di non essere più in grado di reggere il passo dei giovani campioni emergenti, da Fangio ad Ascari. Per Nuvolari, il pilota dell’ardore e dell’audacia, la morte doveva arrivare in un letto. Per Varzi, il pilota del distacco e del ragionamento, dello stile e del controllo, doveva arrivare in una macchina sfuggita al suo dominio.
Achille Varzi, nelle tante foto che ci sono rimaste, non sorride mai. Forse già presagiva che di lui si sarebbe parlato soltanto sempre in contrapposizione al Nuvolari, che lo si sarebbe definito “freddo e calcolatore” in perfetta antitesi al mantovano “tutto fuoco e passione”, che si sarebbe tirato fuori lo scontatissimo paragone dell’Italia divisa in due come ai tempi di Binda e Girardengo…Intorno al nome di Varzi si scatenò una curiosità morbosa solo riguardo ai suoi rapporti sentimentali: fu il nostro pilota “maledetto”, che incarnò alla perfezione quel tanto di noir da rotocalco che piace ed avvince. Ricco, famoso, all’apice della sua carriera di grande corridore di fama mondiale, perse tutto in pochi mesi nelle braccia di una misteriosa arpia, che gli sottrasse energia, lucidità, autocontrollo, lo ridusse all’ombra di se stesso, ne fece un fantoccio esangue e perdente. Intorno a questo amore si scatenò l’ostracismo del mondo intero: fu vera passione tra uomo e donna? Fu un rapporto pericoloso ed ambiguo, complicato e reso disperato dalla droga?
Di Varzi ho letto una bella biografia che consiglio a tutti che per l'appunto si chiama "Una Curva Cieca"....leggetelo merita!
In questa foto, i due grandi amici antagonisti, Varzi a Sinistra e Nuvolari a destra, sullo sfondo una Alfa Romeo 6C 1750....
