Silvio Moser
Inviato: 26 mag 2014 10:53
bravo ma sfortunato pilota ticinese di cui trovo si parli sempre poco.
Posto questo interessante articolo dal Corriere del Ticino di oggi, scritto da Aldo Pessina.
Aldo Pessina
Silvio Moser, quarant’anni dopo
26 maggio1974. È notte, l’ambulanza avanza silenziosa sul piano di Magadino nel buio forato dal lampeggiante azzurro. Un ultimo viaggio senza speranza verso impossibili cure per Silvio, inanimato da trenta giorni dopo lo schianto alla curva Ascari della pista di Monza.
La luce si spegne, l’ambulanza inverte la marcia e rientra lentamente all’ospedale di Locarno, il nostro campione non corre più.
A distanza di tanti anni i ricordi delle sue imprese sono vivide immagini nella memoria di coloro che ne condivisero le incredibili vittorie e le molte amarezze. Moser, primo ticinese a ottenere punti nel Campionato mondiale di Formula uno, era dotato di una classe innata
Aveva uno stile di guida raffinato e preciso che gli permise di ovviare alla pochezza delle macchine che, da pilota privato con mezzi finanziari limitati, poteva permettersi.
Man de seda lo aveva definito Juan Manuel Fangio, il grande campione argentino, quando nel 1964 dominò la Temporada Argentina di formula junior approdando alla notorietà internazionale.
Il suo carattere indipendente, insofferente alla disciplina imposta dalle case automobilistiche e dalle grandi scuderie, gli precluse quella carriera da professionista che molti campioni, da lui battuti in gara, percorsero poi con successo. Memorabile il Gran Premio d’Olanda di F1, corso nel 1968 sul circuito di Zandvoort al volante di una Brabham vecchia di due anni. Pioggia e sabbia spinta dal vento sulla pista resa scivolosa, gli permisero di annullare il grande divario di potenza e piazzarsi quinto, lui che aveva ottenuto un diciassettesimo tempo in prova, conquistando due punti nella classifica del campionato mondiale.
Moser, indomito combattente animato da forte volontà e dalla sua voglia di correre, ha superato anni difficili affrontati sempre con inguaribile ottimismo. Amico generoso e prodigo di consigli con chi iniziava, è stato padrino di Clay Regazzoni che volle con sé alla scuderia Martinelli e Sonvico, fondata nel 1964 per sostenerne la carriera. Fu l’inizio di una lunga amicizia che Clay ebbe modo di dimostrare quando si trovarono insieme ma avversari nei Gran Premi di Formula 1: lui con la vincente Ferrari ufficiale, Silvio con la sua debole Bellasi fatta in casa che Clay risucchiava in scia per consentirgli di qualificarsi.
All’inizio del 1974 finalmente conquistò un volante in una scuderia di F1 competitiva e sembrava avvicinarsi una stagione promettente le meritate soddisfazioni. Invece, quando il 25 aprile nella pista di Monza, al volante di una Lola che condivideva con l’amico Tonino Nicodemi, si apprestava a vincere la categoria Sport Prototipi 2.000 cc della 1.000 chilometri, l’incidente spense questa sua grande passione.
Posto questo interessante articolo dal Corriere del Ticino di oggi, scritto da Aldo Pessina.
Aldo Pessina
Silvio Moser, quarant’anni dopo
26 maggio1974. È notte, l’ambulanza avanza silenziosa sul piano di Magadino nel buio forato dal lampeggiante azzurro. Un ultimo viaggio senza speranza verso impossibili cure per Silvio, inanimato da trenta giorni dopo lo schianto alla curva Ascari della pista di Monza.
La luce si spegne, l’ambulanza inverte la marcia e rientra lentamente all’ospedale di Locarno, il nostro campione non corre più.
A distanza di tanti anni i ricordi delle sue imprese sono vivide immagini nella memoria di coloro che ne condivisero le incredibili vittorie e le molte amarezze. Moser, primo ticinese a ottenere punti nel Campionato mondiale di Formula uno, era dotato di una classe innata
Aveva uno stile di guida raffinato e preciso che gli permise di ovviare alla pochezza delle macchine che, da pilota privato con mezzi finanziari limitati, poteva permettersi.
Man de seda lo aveva definito Juan Manuel Fangio, il grande campione argentino, quando nel 1964 dominò la Temporada Argentina di formula junior approdando alla notorietà internazionale.
Il suo carattere indipendente, insofferente alla disciplina imposta dalle case automobilistiche e dalle grandi scuderie, gli precluse quella carriera da professionista che molti campioni, da lui battuti in gara, percorsero poi con successo. Memorabile il Gran Premio d’Olanda di F1, corso nel 1968 sul circuito di Zandvoort al volante di una Brabham vecchia di due anni. Pioggia e sabbia spinta dal vento sulla pista resa scivolosa, gli permisero di annullare il grande divario di potenza e piazzarsi quinto, lui che aveva ottenuto un diciassettesimo tempo in prova, conquistando due punti nella classifica del campionato mondiale.
Moser, indomito combattente animato da forte volontà e dalla sua voglia di correre, ha superato anni difficili affrontati sempre con inguaribile ottimismo. Amico generoso e prodigo di consigli con chi iniziava, è stato padrino di Clay Regazzoni che volle con sé alla scuderia Martinelli e Sonvico, fondata nel 1964 per sostenerne la carriera. Fu l’inizio di una lunga amicizia che Clay ebbe modo di dimostrare quando si trovarono insieme ma avversari nei Gran Premi di Formula 1: lui con la vincente Ferrari ufficiale, Silvio con la sua debole Bellasi fatta in casa che Clay risucchiava in scia per consentirgli di qualificarsi.
All’inizio del 1974 finalmente conquistò un volante in una scuderia di F1 competitiva e sembrava avvicinarsi una stagione promettente le meritate soddisfazioni. Invece, quando il 25 aprile nella pista di Monza, al volante di una Lola che condivideva con l’amico Tonino Nicodemi, si apprestava a vincere la categoria Sport Prototipi 2.000 cc della 1.000 chilometri, l’incidente spense questa sua grande passione.