la gente dell' alfa
- rocav8
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la gente dell' alfa
A me è piaciuta questa riflessione.
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- 2000spiderveloce79
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Re: la gente dell' alfa
Una bellissima riflessione, che dovrebbe ancora oggi muovere coloro che lavorano nel meraviglioso mondo dell'auto... quell'auto che non è più pura arte meccanica, purtroppo, ma oramai sempre più oggetto, e sempre meno sogno.
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Re: la gente dell' alfa
Luca hai perfettamente ragione.2000spiderveloce79 ha scritto:Una bellissima riflessione, che dovrebbe ancora oggi muovere coloro che lavorano nel meraviglioso mondo dell'auto... quell'auto che non è più pura arte meccanica, purtroppo, ma oramai sempre più oggetto, e sempre meno sogno.



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Re: la gente dell' alfa
molto significativo ed emblematico questo scritto, trasuda passione da ogni lettera. Quella passione che oggi difficilmente si ritrova o si identifica nelle macchine, ma che noi appassionati del marchio capiamo ed ammiriamo, trasformando il tutto in una stima profonda ed una ammirazione verso quelle persone che hanno reso grande l'Alfa Romeo.
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Re: la gente dell' alfa
Sono rimasto stupito nel leggere la firma; mi aspettavo Paolo Lanati.
Ho parlato sì e no un quarto d'ora con lui Domenica, e mi ha espresso gli stessi concetti presenti nella riflessione propostaci da Roberto.
Evidentemente la quasi totalità dei dipendenti Alfa Romeo la pensava alla stessa maniera.
E anche questo questo, o sopratutto questo, ha reso grande l'Alfa Romeo.
Peccherò un po' di modestia, ma mi piace pensare che qualcosa di molto simile a questo spirito abbia invaso anche noi del Clubalfamania.
Ho parlato sì e no un quarto d'ora con lui Domenica, e mi ha espresso gli stessi concetti presenti nella riflessione propostaci da Roberto.
Evidentemente la quasi totalità dei dipendenti Alfa Romeo la pensava alla stessa maniera.
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Re: la gente dell' alfa
Bellissima riflessione
ma credo si riferisca più ai tempi mitici pre-bellici o del primissimo dopoguerra, perché quanto afferma riguardo all'atteggiamento degli operai era già lettera morta negli anni 70 


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- giomartello
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Re: la gente dell' alfa
Io non credo.Yoda ha scritto:Bellissima riflessionema credo si riferisca più ai tempi mitici pre-bellici o del primissimo dopoguerra, perché quanto afferma riguardo all'atteggiamento degli operai era già lettera morta negli anni 70
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Re: la gente dell' alfa
Questa riflessione, che leggendola rievoca il sogno, è quello che capita a me ogni volta che siedo su una Alfa, l'odore, il suono, l'alea di mitologia che pervade il piccolon ambiente dell'abitacolo, che si propaga dalle mani, fino alle braccia nel corpo, la sensazione che ti trasmette una Alfa, non è uno scherzo, non è qualcosa da prendere così alla leggera, la sensazione è una cosa seria, da gestire con ponderazione, la sensazione trasmessa all'alfista dalla propria Alfa è qualcosa che ha il sapore del divino, e che mette l'alfista, con la propria Alfa al di sopra di tutto, la sensazione è la passione che guida ogni appassionato, con la sua Alfa.
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Re: la gente dell' alfa
Articolo bellissimo, profondo e significativo.
Vorrei allargare il discorso da Alfa all'Italia del "miracolo economico": sarà banale, ma finchè la gente si tirava su le maniche, non aveva paura di spaccarsi la schiena, e nel proprio lavoro ci metteva voglia ed entusiasmo le cose andavano bene.
Nelle aziende in cui sono stato ed ho riscontrato in tanti, se non proprio in tutti, lo stesso spirito, ho notato che la caratteristica prima che le distingue è che l'anzianità e l'esperienza sono un valore importante, tale per cui il dirigente va dal vecchio operaio e gli chiede un parere prima di decidere. L'umiltà ed il saper ascoltare sono delle grandi doti, purtroppo sempre più rare. Però è questa la nostra unica speranza di sopravvivenza: se sapremo infondere questo spirito nelle aziende potremo competere sui mercati internazionali globalizzati, seppur la nostra merce avrà costi maggiori: è secondo me la vera essenza del "made in Italy", della genialità italiana seppur siamo tra gli ultimi negli investimenti sulla ricerca, perchè da noi l'innovazione non la fa solo il ricercatore, ma spesso nasce da suggerimenti degli operai basati sull'esperienza. Per contro è il limite del nostro sistema, perchè sta in piedi solo con dimensioni aziendali contenute.
Vorrei allargare il discorso da Alfa all'Italia del "miracolo economico": sarà banale, ma finchè la gente si tirava su le maniche, non aveva paura di spaccarsi la schiena, e nel proprio lavoro ci metteva voglia ed entusiasmo le cose andavano bene.
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Re: la gente dell' alfa
Anch'io credo che le parole scritte nella lettera postata da Roberto siano proprie di operai (certo non tutti..) che fino a ieri hanno assemblato e lavorato persino sulla Brera, solo perchè mostrava il marchio Alfagiomartello ha scritto:Io non credo.Yoda ha scritto:Bellissima riflessionema credo si riferisca più ai tempi mitici pre-bellici o del primissimo dopoguerra, perché quanto afferma riguardo all'atteggiamento degli operai era già lettera morta negli anni 70

Sono parole che rispecchiano perfettamente tutto ciò che l'Alfa Romeo trasmette ai suoi guidatori e persino ai possessori distratti ed occasionali.
Quanta gente che attualmente guida altre marche ho sentito dire: "AH! Quand g'avevi l'Alfa 'rivàvi sùbit e in autostrada ghe sfanalàvi a tùcc!"
Ed era vero!
E quanto ha ragione il buon Fede? Quando vi sedete a bordo della Vs STORICA non vi sentite pervasi dalla passione messa nel creare quella vettura? Non vi corre un brivido lungo la schiena?
Non ci interessano i detrattori che paragonano l'Alfa alla produzione coeva!
Ma per favore! Chi era VW??? Chi era Porsche che fino alla 911 (rivisitazione, azzecata, della 356 tra l'altro...) produceva una piroga rovesciata con 4 ruote che chiamava 356??
La BMW fino alla serie 02 (imparagonabile comunque a qualunque Giulia!!!!) faceva dei ferri che potevi pagare un tot al chilo!!
La Ferrari fino a quasi al 1970 sfornava auto a 4 marce che per frenarle dovevi prima recitare un Ave Maria!!!!!
Nel '55 l'Alfa ha sfornato un'Auto che si chiamava Giulietta, la quale ha gettato le basi concettuali dell'auto moderna e dell'auto sportiva.
Basamento, testa, carter cambio e scatola differenziale in alluminio!!! La dentatura Gleason del differenziale è nata grazie alla collaborazione tra l'Alfa e la famosa azienda americana!
Nel 1957 produceva in serie la Sprint Veloce con porte a cofani in alluminio, tamburi dei freni a 3 ceppi, l'anno dopo dipsoneva già del cambio a 5 velocità...
E il resto del mondo dov'era? Ve lo dico io: INDIETRO!!!!!!
No Signori! Mi spiace! Ma se parliamo di Alfa Romeo 1910/1992 non ce n'è per nessuno!
Come auto e come gente!
E tra quella gente mi ci annovero anch'io! TOH! E vaff........







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Re: la gente dell' alfa
Molto bello leggere questo pezzo , scritto da una persona che non conosco ma che mi pare di frequentare da anni per la medesima identità di vedute; molto importante l'aspetto umano che trasuda e la dura realtà della cattiva politica che sta' da sempre mettendo il bastone tra le ruote ai propri concittadini/imprenditori/familie remando contro per puri interessi di partito!!!!!!!!!!!! 

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Re: la gente dell' alfa
Una bellissima riflessione! Ha ragione Nivola quando dice che nel passato l'amore verso la propria azienda era comune in parecchie realtà, come mi conferma mio padre che ha passato una vita in Fiat, a fare manutenzione elettrica sugli impianti delle acciaierie. Mi chiedo però oggi come sia possibile maturare un forte senso di appartenenza aziendale, quando il "vecchio operaio" non c'è più perchè è stato prepensionato/mobilizzato (il vecchio costa!), ed i giovani vengono assunti nella migliore delle ipotesi con contratti temporanei brevissimi, o peggio "noleggiati" da società esterne. Ci si sente dei semplici numeri, e diventa tutto tristemente "senza impegno", da entrambe le parti 

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Re: la gente dell' alfa
Seerggggg!!!!!
Se fossi una Nyokka ti farei la corte!
Ma ci metto anche quel Kakafumo a nafta che ora è qui sotto tra queste che mi suscitano il divino addosso!






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Re: la gente dell' alfa
Io posso solo dirti che quando, appena laureato, (ormai vent'anni fa......qverde ha scritto:Una bellissima riflessione! Ha ragione Nivola quando dice che nel passato l'amore verso la propria azienda era comune in parecchie realtà, come mi conferma mio padre che ha passato una vita in Fiat, a fare manutenzione elettrica sugli impianti delle acciaierie. Mi chiedo però oggi come sia possibile maturare un forte senso di appartenenza aziendale, quando il "vecchio operaio" non c'è più perchè è stato prepensionato/mobilizzato (il vecchio costa!), ed i giovani vengono assunti nella migliore delle ipotesi con contratti temporanei brevissimi, o peggio "noleggiati" da società esterne. Ci si sente dei semplici numeri, e diventa tutto tristemente "senza impegno", da entrambe le parti



Non credo che la nostra generazione, o l'attuale, sia peggio di quelle precedenti: semplicemente va educata e cresciuta correttamente, e vedrai che l'attaccamento alla propria azienda emerge.
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Re: la gente dell' alfa
E poi???? Com'è finita????nivola ha scritto:Io posso solo dirti che quando, appena laureato, (ormai vent'anni fa......qverde ha scritto:Una bellissima riflessione! Ha ragione Nivola quando dice che nel passato l'amore verso la propria azienda era comune in parecchie realtà, come mi conferma mio padre che ha passato una vita in Fiat, a fare manutenzione elettrica sugli impianti delle acciaierie. Mi chiedo però oggi come sia possibile maturare un forte senso di appartenenza aziendale, quando il "vecchio operaio" non c'è più perchè è stato prepensionato/mobilizzato (il vecchio costa!), ed i giovani vengono assunti nella migliore delle ipotesi con contratti temporanei brevissimi, o peggio "noleggiati" da società esterne. Ci si sente dei semplici numeri, e diventa tutto tristemente "senza impegno", da entrambe le parti![]()
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), sono stato chiamato per un colloquio in Ferrari non ci credevo, e quando il responsabile del personale mi parlò dell'aspetto economico, gli dissi "ci vengo gratis !"
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Re: la gente dell' alfa
Ma non è che voglia polemizzaregiomartello ha scritto:Io non credo.Yoda ha scritto:Bellissima riflessionema credo si riferisca più ai tempi mitici pre-bellici o del primissimo dopoguerra, perché quanto afferma riguardo all'atteggiamento degli operai era già lettera morta negli anni 70

Insomma frasi come queste "lavorare anche a casa nei fine settimana" oppure "portava il delegato più acceso a rinunciare ai cortei" ecc. ecc. non avevano più ragion d'essere già negli anni 70.
Vi riporto uno stralcio dal libro: MARCO VITALE, GUIDO CORBETTA, ALBERTO MAZZUCCA, Il mito Alfa, EGEA, Milano, 2004, pp. 60-62.
<<...Il caos domina ad Arese e Pomigliano, la produzione è molto spesso interrotta dalle agitazioni, si contano anche cinque-sei interruzioni al giorno; per gli uffici si snodano poi i cosiddetti "serpentoni", file cioè di operai, uno dietro l'altro, che bloccano al suono di tamburi e fischietti ogni tipo di lavoro, spostano scrivanie e sedie nei corridoi e incutono timore. Un giorno tocca anche a Orazio Satta Puliga: viene prelevato di peso insieme alla poltrona. Anche Luraghi è preso di mira: una cinquantina di scioperanti si siedono sul pavimento del suo ufficio rumoreggiando. Luraghi, imperterrito alla sua scrivania, finge di lavorare. A mezzogiorno gli scioperanti se ne vanno ma da allora lui trasferisce il suo ufficio in centro a Milano. I dimostranti compiono spesso violenze: una volta legano il responsabile dei tempi e metodi, Michele Mincuzzi, alla cancellata dello stabilimento e lo lasciano lì per tutta la notte con un cartello su cui e scritto: «Colpiscine uno per educarne cento»; un'altra volta si palleggiano, lanciandoselo tra di loro, Giancarlo De Bona che si trova su una sedia a rotelle avendo perso l'uso delle gambe in un incidente stradale in Germania; in varie occasioni processano sommariamente qualche responsabile di settore; a tutte le ore entrano nell'ufficio della presidenza facendo la pipì nei vasi di fiori. Un giorno Cortesi si trova in ufficio insieme a due sindacalisti che hanno appena tenuto un comizio in fabbrica: a un certo punto il terzetto sente l' arrivo del "serpentone" schiamazzante e i due sindacalisti, che non vogliono farsi vedere, corrono a nascondersi nell'attigua stanza da bagno; vengono ugualmente trovati, scoppia il finimondo e il giorno dopo Giorgio Bocca scriverà un articolo su "Repubblica" dal titolo ironico: Venite a prendere un caffè da me. Un'altra volta i manifestanti irrompono nell'Auditorium al grido di «Fuori John Golpe», alludendo all'ambasciatore USA John Volpe che credono sia presente (invece non c'è) mentre Cortesi parla in un buon inglese a oltre un centinaio di concessionari americani, convocati a Milano per conoscere la realtà industriale dell'Alfa: Cortesi è costretto a interrompere l'intervento e gli americani ad andarsene...
...L'assenteismo raggiunge punte incredibili, supera facilmente il 20 per cento ma tocca a Pomigliano anche il 30 per cento, soprattutto quando c'è qualche importante partita di calcio durante la settimana. I responsabili dell'azienda sono impotenti: non possono controllare se un dipendente in malattia è davvero a casa ammalato....
...L'Alfa è insomma allo sfascio, a Pomigliano sono in ritardo nella consegna delle Alfasud ma i dipendenti si rifiutano di lavorare il sabato con il recupero e i conti sono nuovamente in rosso. In base a uno studio sull'Alfa effettuato a meta degli anni Qttanta dal Ceep, un centro studi di politica economica, nel 1976 ogni dipendente Alfa produce in media 5,5 auto contro le 9,1 della BMW, la società tedesca che rappresenta il produttore più simile come scala e qualità della produzione. Di fronte poi a un assenteismo stabile del 20 per cento, all'IRI hanno una bella trovata: assumono altrettanti nuovi dipendenti. Così pensano di pareggiare il 20 per cento di assenteismo con il 20 per cento di nuove assunzioni. Facendo lievitare i costi >>.
Poi è ovvio che c'erano anche operai che ancora ci credevano, come sappiamo che negli anni 75 e 77 l'Alfa vince il Campionato Marche. Ma tolta questa eccellenza "di nicchia", la grande produzione, quella di serie, verteva già nello stato sopra descritto.
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Re: la gente dell' alfa
E' quello che il mio professore di organizzazione aziendale, cerca di spiegarci...nivola ha scritto:...semplicemente va educata e cresciuta correttamente, e vedrai che l'attaccamento alla propria azienda emerge.
PS: se mi chiamano alla Ferrari, o anche alle attuali Alfa Romeo e Lancia, anch'io ci vado gratis!
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Re: la gente dell' alfa
Già....queste sono cose risapute, purtroppo gli anni 70 e le assunzioni voto di scambio politicizzate, fecere male molto male, e l'ideologia del Comunismo demagogo e ogni costo, sappiamo bene a cosa abbia portato!


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Re: la gente dell' alfa
Erano tempi in cui il lavoro c'era, e la decisione di cambiare azienda dipendeva solo da una tua scelta (o venivi cacciato se facevi cazzate, ma questo è un altro discorso). In quella situazione era molto più facile "sentire" di esser parte di un'azienda ed essere orgoglioso del proprio lavoro, consapevole del fatto che nel tuo piccolo "contavi qualcosa" e facevi qualcosa di utile.nivola ha scritto:Io posso solo dirti che quando, appena laureato, (ormai vent'anni fa......qverde ha scritto:Una bellissima riflessione! Ha ragione Nivola quando dice che nel passato l'amore verso la propria azienda era comune in parecchie realtà, come mi conferma mio padre che ha passato una vita in Fiat, a fare manutenzione elettrica sugli impianti delle acciaierie. Mi chiedo però oggi come sia possibile maturare un forte senso di appartenenza aziendale, quando il "vecchio operaio" non c'è più perchè è stato prepensionato/mobilizzato (il vecchio costa!), ed i giovani vengono assunti nella migliore delle ipotesi con contratti temporanei brevissimi, o peggio "noleggiati" da società esterne. Ci si sente dei semplici numeri, e diventa tutto tristemente "senza impegno", da entrambe le parti![]()
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), sono stato chiamato per un colloquio in Ferrari non ci credevo, e quando il responsabile del personale mi parlò dell'aspetto economico, gli dissi "ci vengo gratis !"
Non credo che la nostra generazione, o l'attuale, sia peggio di quelle precedenti: semplicemente va educata e cresciuta correttamente, e vedrai che l'attaccamento alla propria azienda emerge.
Oggi invece il precariato è ormai la norma, e per mia fortuna non parlo per esperienza diretta, avendo anch'io cominciato a lavorare in tempi ormai lontani. Anch'io non credo che la generazione attuale sia peggiore delle precedenti, ma come fa un ragazzo a provare amore per la sua azienda, quando ogni tre mesi gli scade un contratto e può essere mandato via senza colpe, continuando forzatamente a passare da un'azienda ad un'altra (ammesso di non essere costretto a rimanere a casa)? In questa situazione si diventa proprio malgrado un pò tutti come dei tristi mercenari o, per dirla in modo meno formale, delle zoxxole

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Re: la gente dell' alfa
In Ferrari ? E' finita che loro stavano progettando il primo campionato per gentleman driver (fatto poi con le 348), e necessitavano di un responsabile che se ne occupasse per il Nord America. Personalmente devo dire che, con il senno del poi, forse sono stato fin troppo onesto dicendo che non avevo esperienza di quel tipo da mettere in campo e che non ritenevo di esser il loro candidato ideale, (ero giovane e stupido....). Mi avevano promesso che mi avrebbero offerto altro, come in effetti è stato, (mi hanno chiamato un paio d'anni dopo), ma ormai ero prossimo a sposarmi ed avevo già assunto responsabilità con altre persone e non mi sentivo di "tradirle" a metà di un progetto importante. Comunque credo di essergli un pò piaciuto, tanto è vero che oltre a farmi visitare la fabbrica mi hanno fatto fare un pò di giri a Fiorano con la 348 Challenger che stavano sviluppando guidata da Benuzzi, se ben ricordo.sergio105 ha scritto:E poi???? Com'è finita????nivola ha scritto:Io posso solo dirti che quando, appena laureato, (ormai vent'anni fa......qverde ha scritto:Una bellissima riflessione! Ha ragione Nivola quando dice che nel passato l'amore verso la propria azienda era comune in parecchie realtà, come mi conferma mio padre che ha passato una vita in Fiat, a fare manutenzione elettrica sugli impianti delle acciaierie. Mi chiedo però oggi come sia possibile maturare un forte senso di appartenenza aziendale, quando il "vecchio operaio" non c'è più perchè è stato prepensionato/mobilizzato (il vecchio costa!), ed i giovani vengono assunti nella migliore delle ipotesi con contratti temporanei brevissimi, o peggio "noleggiati" da società esterne. Ci si sente dei semplici numeri, e diventa tutto tristemente "senza impegno", da entrambe le parti![]()
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), sono stato chiamato per un colloquio in Ferrari non ci credevo, e quando il responsabile del personale mi parlò dell'aspetto economico, gli dissi "ci vengo gratis !"
Non credo che la nostra generazione, o l'attuale, sia peggio di quelle precedenti: semplicemente va educata e cresciuta correttamente, e vedrai che l'attaccamento alla propria azienda emerge.
All'epoca avevo fatto anche colloqui con Minardi e con BMW, ed ero stato invitato per un colloquio dal "nemico" McLaren, (ma non ci andai).