I collezionisti sono disturbati psicologicamente ?
Inviato: 25 mag 2011 11:57
Tratto dal corriere della sera
Collezionisti, attenzione:
il rischio è l'ossessione
L'accumulo di oggetti può scatenare
diversi disturbi psicologici in chi è più vulnerabile
Collezionismo «classico»: MILANO - La fantasia dei collezionisti non ha limite. C'è chi affolla le mensole di casa con bambole di porcellana, chi non resiste ad accumulare rane o gufi o altri animali in qualsiasi materiale e chi, più tradizionalmente, colleziona francobolli, monete, orologi. Qualunque sia l'oggetto del desiderio, tutti i collezionisti condividono un rischio: secondo un'esperta dell'università di Granada, infatti, potrebbero sviluppare un disturbo ossessivo-compulsivo.
IN AUMENTO – La psicologa Francisca Lòpez Torrecillas, esperta di dipendenze del Dipartimento per la valutazione e la terapia dei disturbi della personalità dell'università di Granada, in Spagna, ne è convinta sulla base della sua esperienza in clinica: «Negli ultimi anni ho osservato un numero crescente di casi in cui il collezionismo senza controllo è sfociato in un vero disturbo ossessivo-compulsivo o nella dipendenza da shopping». Sotto accusa, secondo la Lòpez Torrecillas, anche i prodotti editoriali in dispense che si acquistano settimana dopo settimana per completare una raccolta di piatti, di soldatini o chissà che altro. «Le campagne di marketing a volte sono così martellanti da spingere all'acquisto e all'accumulo molte persone che magari, prima di quel momento, non avevano mai pensato di collezionare alcunché. Chi è più vulnerabile, però, può poi sviluppare un problema vero – dice la psicologa –. Affastellare oggetti senza controllo non a caso è un sintomo ben noto di disturbi psicologici anche seri, come la dipendenza da shopping o la sindrome di Diogene, che colpisce soprattutto gli anziani provocando un progressivo isolamento, il disinteresse per l'ambiente circostante e per le proprie condizioni di vita e, appunto, l'accumulo patologico di oggetti inutili. Si tratta peraltro di malattie diffuse: si stima che ne soffra circa il 12 per cento della popolazione».
CONTROLLO – Il nocciolo della questione sta nella capacità di sapersi controllare o meno nella pulsione a collezionare: «Se resta nella forma di hobby ed è sotto controllo, il collezionismo è addirittura positivo per il benessere mentale, perché aiuta a sviluppare doti importanti come la perseveranza, l'ordine, la pazienza, la memoria – spiega Lòpez Torrecillas –. Purtroppo molti collezionisti hanno spesso tratti caratteriali come il perfezionismo o la meticolosità, notoriamente correlati ai disturbi ossessivo-compulsivi». È in questi soggetti che il collezionismo può scatenare più facilmente una vera e propria patologia: hanno già tratti che predispongono all' «ossessione», imbarcarsi nella ricerca dell'oggetto speciale per la propria raccolta può fare esplodere il problema. «Le persone più vulnerabili sono quelle con bassa autostima, che hanno relazioni sociali difficili o che non riescono a gestire in maniera adulta ed equilibrata i loro problemi – spiega la psicologa –. Molti di questi soggetti si sentono spesso inadeguati, inutili: la collezione diventa uno sfogo liberatorio, l'accumulo compulsivo li fa sentire momentaneamente meglio, finalmente “bravi” in qualcosa. Poi però la raccolta degli oggetti diventa il loro unico pensiero, il centro dell'esistenza. Segno che si è scivolati in una malattia vera, che deve essere riconosciuta e trattata per riguadagnare una buona qualità della vita», conclude la ricercatrice spagnola.
Collezionisti, attenzione:
il rischio è l'ossessione
L'accumulo di oggetti può scatenare
diversi disturbi psicologici in chi è più vulnerabile
Collezionismo «classico»: MILANO - La fantasia dei collezionisti non ha limite. C'è chi affolla le mensole di casa con bambole di porcellana, chi non resiste ad accumulare rane o gufi o altri animali in qualsiasi materiale e chi, più tradizionalmente, colleziona francobolli, monete, orologi. Qualunque sia l'oggetto del desiderio, tutti i collezionisti condividono un rischio: secondo un'esperta dell'università di Granada, infatti, potrebbero sviluppare un disturbo ossessivo-compulsivo.
IN AUMENTO – La psicologa Francisca Lòpez Torrecillas, esperta di dipendenze del Dipartimento per la valutazione e la terapia dei disturbi della personalità dell'università di Granada, in Spagna, ne è convinta sulla base della sua esperienza in clinica: «Negli ultimi anni ho osservato un numero crescente di casi in cui il collezionismo senza controllo è sfociato in un vero disturbo ossessivo-compulsivo o nella dipendenza da shopping». Sotto accusa, secondo la Lòpez Torrecillas, anche i prodotti editoriali in dispense che si acquistano settimana dopo settimana per completare una raccolta di piatti, di soldatini o chissà che altro. «Le campagne di marketing a volte sono così martellanti da spingere all'acquisto e all'accumulo molte persone che magari, prima di quel momento, non avevano mai pensato di collezionare alcunché. Chi è più vulnerabile, però, può poi sviluppare un problema vero – dice la psicologa –. Affastellare oggetti senza controllo non a caso è un sintomo ben noto di disturbi psicologici anche seri, come la dipendenza da shopping o la sindrome di Diogene, che colpisce soprattutto gli anziani provocando un progressivo isolamento, il disinteresse per l'ambiente circostante e per le proprie condizioni di vita e, appunto, l'accumulo patologico di oggetti inutili. Si tratta peraltro di malattie diffuse: si stima che ne soffra circa il 12 per cento della popolazione».
CONTROLLO – Il nocciolo della questione sta nella capacità di sapersi controllare o meno nella pulsione a collezionare: «Se resta nella forma di hobby ed è sotto controllo, il collezionismo è addirittura positivo per il benessere mentale, perché aiuta a sviluppare doti importanti come la perseveranza, l'ordine, la pazienza, la memoria – spiega Lòpez Torrecillas –. Purtroppo molti collezionisti hanno spesso tratti caratteriali come il perfezionismo o la meticolosità, notoriamente correlati ai disturbi ossessivo-compulsivi». È in questi soggetti che il collezionismo può scatenare più facilmente una vera e propria patologia: hanno già tratti che predispongono all' «ossessione», imbarcarsi nella ricerca dell'oggetto speciale per la propria raccolta può fare esplodere il problema. «Le persone più vulnerabili sono quelle con bassa autostima, che hanno relazioni sociali difficili o che non riescono a gestire in maniera adulta ed equilibrata i loro problemi – spiega la psicologa –. Molti di questi soggetti si sentono spesso inadeguati, inutili: la collezione diventa uno sfogo liberatorio, l'accumulo compulsivo li fa sentire momentaneamente meglio, finalmente “bravi” in qualcosa. Poi però la raccolta degli oggetti diventa il loro unico pensiero, il centro dell'esistenza. Segno che si è scivolati in una malattia vera, che deve essere riconosciuta e trattata per riguadagnare una buona qualità della vita», conclude la ricercatrice spagnola.