è vero, ma volendo vederci del buono, si ha modo di mettere il naso in tante realtà diverse e costruirsi un proprio bagaglio di conoscenze che prima o poi vengono buone...qverde ha scritto:Erano tempi in cui il lavoro c'era, e la decisione di cambiare azienda dipendeva solo da una tua scelta (o venivi cacciato se facevi cazzate, ma questo è un altro discorso). In quella situazione era molto più facile "sentire" di esser parte di un'azienda ed essere orgoglioso del proprio lavoro, consapevole del fatto che nel tuo piccolo "contavi qualcosa" e facevi qualcosa di utile.nivola ha scritto:Io posso solo dirti che quando, appena laureato, (ormai vent'anni fa......qverde ha scritto:Una bellissima riflessione! Ha ragione Nivola quando dice che nel passato l'amore verso la propria azienda era comune in parecchie realtà, come mi conferma mio padre che ha passato una vita in Fiat, a fare manutenzione elettrica sugli impianti delle acciaierie. Mi chiedo però oggi come sia possibile maturare un forte senso di appartenenza aziendale, quando il "vecchio operaio" non c'è più perchè è stato prepensionato/mobilizzato (il vecchio costa!), ed i giovani vengono assunti nella migliore delle ipotesi con contratti temporanei brevissimi, o peggio "noleggiati" da società esterne. Ci si sente dei semplici numeri, e diventa tutto tristemente "senza impegno", da entrambe le parti![]()
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), sono stato chiamato per un colloquio in Ferrari non ci credevo, e quando il responsabile del personale mi parlò dell'aspetto economico, gli dissi "ci vengo gratis !"
Non credo che la nostra generazione, o l'attuale, sia peggio di quelle precedenti: semplicemente va educata e cresciuta correttamente, e vedrai che l'attaccamento alla propria azienda emerge.
Oggi invece il precariato è ormai la norma, e per mia fortuna non parlo per esperienza diretta, avendo anch'io cominciato a lavorare in tempi ormai lontani. Anch'io non credo che la generazione attuale sia peggiore delle precedenti, ma come fa un ragazzo a provare amore per la sua azienda, quando ogni tre mesi gli scade un contratto e può essere mandato via senza colpe, continuando forzatamente a passare da un'azienda ad un'altra (ammesso di non essere costretto a rimanere a casa)? In questa situazione si diventa proprio malgrado un pò tutti come dei tristi mercenari o, per dirla in modo meno formale, delle zoxxolee la tanto decantata produttività non ne guadagna di certo.
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Re: la gente dell' alfa
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Re: la gente dell' alfa
Però! Complimenti, non penso che in tanti siano stati chiamati due volte per un colloquio dalla Ferrari. Certamente avevi fatto un'ottima impressione, ma mi sa che avevo ragione quando dicevo che... erano altri tempinivola ha scritto:In Ferrari ? E' finita che loro stavano progettando il primo campionato per gentleman driver (fatto poi con le 348), e necessitavano di un responsabile che se ne occupasse per il Nord America. Personalmente devo dire che, con il senno del poi, forse sono stato fin troppo onesto dicendo che non avevo esperienza di quel tipo da mettere in campo e che non ritenevo di esser il loro candidato ideale, (ero giovane e stupido....). Mi avevano promesso che mi avrebbero offerto altro, come in effetti è stato, (mi hanno chiamato un paio d'anni dopo), ma ormai ero prossimo a sposarmi ed avevo già assunto responsabilità con altre persone e non mi sentivo di "tradirle" a metà di un progetto importante. Comunque credo di essergli un pò piaciuto, tanto è vero che oltre a farmi visitare la fabbrica mi hanno fatto fare un pò di giri a Fiorano con la 348 Challenger che stavano sviluppando guidata da Benuzzi, se ben ricordo.


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Re: la gente dell' alfa
Eh sì, in effetti è l'unica cosa buona che se ne può ricavare...nivola ha scritto:è vero, ma volendo vederci del buono, si ha modo di mettere il naso in tante realtà diverse e costruirsi un proprio bagaglio di conoscenze che prima o poi vengono buone...
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Re: la gente dell' alfa
Forse è solo mettendo padroni esteri, che noi Italiani potremmo apprezzare il lavoro e i frutti che ne escono, nessuno ha commentato il significativo succo di una realtà che si è suonata la marcia funebre da sola, si incolpa sempre e solo una realtà...Fiat e Maglione blu, ma maglione blu, quando si scontra con questa banda di Giacalüstra ha forse anche un po' ragione, non credete?Yoda ha scritto:Ma non è che voglia polemizzaregiomartello ha scritto:Io non credo.Yoda ha scritto:Bellissima riflessionema credo si riferisca più ai tempi mitici pre-bellici o del primissimo dopoguerra, perché quanto afferma riguardo all'atteggiamento degli operai era già lettera morta negli anni 70
quelle parole che ho letto in cima a questo Topic sono bellissime, però ripeto che appartengono a un periodo felice dell'industria italiana e dell'Alfa Romeo in particolare. Purtroppo negli anni 70 non era più così!
Insomma frasi come queste "lavorare anche a casa nei fine settimana" oppure "portava il delegato più acceso a rinunciare ai cortei" ecc. ecc. non avevano più ragion d'essere già negli anni 70.
Vi riporto uno stralcio dal libro: MARCO VITALE, GUIDO CORBETTA, ALBERTO MAZZUCCA, Il mito Alfa, EGEA, Milano, 2004, pp. 60-62.
<<...Il caos domina ad Arese e Pomigliano, la produzione è molto spesso interrotta dalle agitazioni, si contano anche cinque-sei interruzioni al giorno; per gli uffici si snodano poi i cosiddetti "serpentoni", file cioè di operai, uno dietro l'altro, che bloccano al suono di tamburi e fischietti ogni tipo di lavoro, spostano scrivanie e sedie nei corridoi e incutono timore. Un giorno tocca anche a Orazio Satta Puliga: viene prelevato di peso insieme alla poltrona. Anche Luraghi è preso di mira: una cinquantina di scioperanti si siedono sul pavimento del suo ufficio rumoreggiando. Luraghi, imperterrito alla sua scrivania, finge di lavorare. A mezzogiorno gli scioperanti se ne vanno ma da allora lui trasferisce il suo ufficio in centro a Milano. I dimostranti compiono spesso violenze: una volta legano il responsabile dei tempi e metodi, Michele Mincuzzi, alla cancellata dello stabilimento e lo lasciano lì per tutta la notte con un cartello su cui e scritto: «Colpiscine uno per educarne cento»; un'altra volta si palleggiano, lanciandoselo tra di loro, Giancarlo De Bona che si trova su una sedia a rotelle avendo perso l'uso delle gambe in un incidente stradale in Germania; in varie occasioni processano sommariamente qualche responsabile di settore; a tutte le ore entrano nell'ufficio della presidenza facendo la pipì nei vasi di fiori. Un giorno Cortesi si trova in ufficio insieme a due sindacalisti che hanno appena tenuto un comizio in fabbrica: a un certo punto il terzetto sente l' arrivo del "serpentone" schiamazzante e i due sindacalisti, che non vogliono farsi vedere, corrono a nascondersi nell'attigua stanza da bagno; vengono ugualmente trovati, scoppia il finimondo e il giorno dopo Giorgio Bocca scriverà un articolo su "Repubblica" dal titolo ironico: Venite a prendere un caffè da me. Un'altra volta i manifestanti irrompono nell'Auditorium al grido di «Fuori John Golpe», alludendo all'ambasciatore USA John Volpe che credono sia presente (invece non c'è) mentre Cortesi parla in un buon inglese a oltre un centinaio di concessionari americani, convocati a Milano per conoscere la realtà industriale dell'Alfa: Cortesi è costretto a interrompere l'intervento e gli americani ad andarsene...
...L'assenteismo raggiunge punte incredibili, supera facilmente il 20 per cento ma tocca a Pomigliano anche il 30 per cento, soprattutto quando c'è qualche importante partita di calcio durante la settimana. I responsabili dell'azienda sono impotenti: non possono controllare se un dipendente in malattia è davvero a casa ammalato....
...L'Alfa è insomma allo sfascio, a Pomigliano sono in ritardo nella consegna delle Alfasud ma i dipendenti si rifiutano di lavorare il sabato con il recupero e i conti sono nuovamente in rosso. In base a uno studio sull'Alfa effettuato a meta degli anni Qttanta dal Ceep, un centro studi di politica economica, nel 1976 ogni dipendente Alfa produce in media 5,5 auto contro le 9,1 della BMW, la società tedesca che rappresenta il produttore più simile come scala e qualità della produzione. Di fronte poi a un assenteismo stabile del 20 per cento, all'IRI hanno una bella trovata: assumono altrettanti nuovi dipendenti. Così pensano di pareggiare il 20 per cento di assenteismo con il 20 per cento di nuove assunzioni. Facendo lievitare i costi >>.
Poi è ovvio che c'erano anche operai che ancora ci credevano, come sappiamo che negli anni 75 e 77 l'Alfa vince il Campionato Marche. Ma tolta questa eccellenza "di nicchia", la grande produzione, quella di serie, verteva già nello stato sopra descritto.
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Re: la gente dell' alfa
A dimostrazione che il primo imputato della Crisi dell'Alfa è proprio l'IRI e Fiat acquisì una azienda seriamente malata da almeno 15 anni.
Il fatto è che in Ferrari, realtà che conosco abbastanza bene per motivi di vicinato, contestazioni così forti e accese come quelle dell'Alfa IRI non sono mai avvenute. A Maranello si è sempre respirata un'aria felice e gli operai, dal primo all'ultimo, sono sempre stati orgogliosi di appartenere al Cavallino.
Va quindi imputata soltanto all'IRI la colpa di aver perduto strada facendo quei valori e quegli ideali che permeavano ogni poro dell'azienda Alfa nei primi anni 50 e 60.
Il fatto è che in Ferrari, realtà che conosco abbastanza bene per motivi di vicinato, contestazioni così forti e accese come quelle dell'Alfa IRI non sono mai avvenute. A Maranello si è sempre respirata un'aria felice e gli operai, dal primo all'ultimo, sono sempre stati orgogliosi di appartenere al Cavallino.
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Re: la gente dell' alfa
Succedeva, perchè era la politica di quegli anni, dove una certa classe politica che ha sempre avuto certi sindacati a farle da "cinghi di trasmissione" manipolava gli scioperi e le lotte di classe, questa attività era fiacilitata anche dal fatto che con le gestioni IRI, nelle proprie aziende si immetteva del personale raccomandato, con il sistema della conoscenza, del voto di scambio...è di poco fa l'articolo su BLITZ quitidiano che dice che a SCAMPIA E NAPOLI i voti si comprano con 50€...allora si compravano mettendo a "POSTO" una persona in un posto di stato, era l'ITALICO sistema, che ovviamente non aveva e non poteva trovare spazio nelle aziende private, quelle se non fatturavano, non ricevevano immissioni di denaro statale, come la cantieristica italiana, la società di navigazione, le ferrovie, l'enel e anche l'alfa romeo! Purtroppo ma è così, ed è inutile nascondersi...la prima vera rovina dell'ALFA è stato lo STATO...il resto lo ha comunque fatto lo stato, regalando l'alfa, e non facendosela pagare!
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Re: la gente dell' alfa
L'IRI è stata una sorta di Saturno, che secondo la mitologia mangiò i propri figli Demetra, Era, Estia, Ade e Poseidone. L'Iri fu importante negli anni prebellici nel salvataggio dell'Alfa dal fallimento come fu poi altrettanto importante nel rilanciarla negli anni 50 e 60, ma appunto come Saturno, divorò tutti i frutti del grande lavoro compiuto nel dopoguerra.
Probabilmente Alfa Romeo era un'azienda che andava già venduta a fine anni 60, quando la grande opera di rilancio e risanamento dei conti da parte dello Stato si era compiuta felicemente.
Non a caso Obama si sta comportando allo stesso modo in USA, guardate Chrysler, è stata in pratica statalizzata per salvarla dalla banca rotta, per poi essere gradualmente ceduta a un competitor privato come Fiat.
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